WP 5 - Studio delle possibili azioni di valorizzazione delle produzioni ottenute nel rispetto della biodiversità

La valorizzazione delle produzioni ottenute con tecniche produttive mantenitrici/miglioratrici della biodiversità è un elemento fondamentale che può decretare il successo o l’insuccesso delle azioni messe in campo. Si sono studiati dei casi pratici che hanno portato certe produzioni alla ribalta e all’attenzione del grande pubblico per definire quale strumento utilizzare per pubblicizzare le colture e/o le aziende agricole e/o il territorio. E’ stato analizzato l’impatto che può avere sul consumatore una dichiarativa “Prodotto nel rispetto della biodiversità” utilizzabile da tutte le aziende che si impegnano tramite accordi sottoscritti, in particolare il protocollo “Biodiversity Friend Declaration”, ad applicare determinati processi produttivi, rispetto ad un marchio che potrebbe essere maggiormente identificato con una realtà aziendale. L’analisi è stata condotta valutando gli oneri e i benefici legati ad un’azione di valorizzazione e soprattutto sono stati definiti i volumi minimi di produzione che possano sopportare i costi di un intervento di pubblicizzazione.

 

WP 4 - Definizione delle linee tecniche per un prontuario/disciplinare di mantenimento/incremento della biodiversità

Sulla base delle esperienze maturate nelle diverse aziende sono stati evidenziati i parametri della biodiversità che maggiormente si prestano per la definizione di linee tecniche prontamente applicabili dalle aziende agricole. Le esigenze della biodiversità sono state coniugate con quelle di una gestione agronomica legate alla produttività e alla convenienza economica. Sono stati definiti i parametri e i valori ottimali della biodiversità del suolo, focalizzando la produttività la convenienza economica, in riferimento alle caratteristiche del suolo. Per consentire la piena diffusione dei risultati positivi, il progetto ha stilato un documento con linee tecniche agronomiche per comprovare come attraverso l’adozione di determinate pratiche colturali si possa incrementare la biodiversità e come attraverso questa si possano ottenere produzioni diverse con requisiti richiesti dal consumatore. Si è costruito un prontuario/disciplinare orientato alla valorizzazione di processi conservativi della biodiversità.

WP 3 - Valutazione tecnico-economica delle innovazioni apportate per incrementare la biodiversità

La valutazione tecnica delle innovazioni ha compreso l’analisi degli aspetti agronomici di maggior interesse, come la produzione e la qualità della coltura, gestita con l’applicazione di tecniche che incrementano la biodiversità; l’analisi dei dati dei rilievi produttivi e sanitari, evidenziando miglioramenti o criticità riscontrate. Inoltre è stata condotta un’analisi economica sulla ricettività del mercato per un prodotto cresciuto in un ambiente caratterizzato dalla biodiversità e su come possa offrire maggiori prospettive di commercializzazione: sono state esaminate le propensioni al consumo effettuando interviste e sondaggi per verificare l’interesse verso un prodotto “biodiverso”. Le valutazioni economiche sono state effettuate comparando i costi di produzione di un modello tradizionale a confronto con un modello innovativo. Una analisi di questo tipo è stata fondamentale per comprendere come aldilà degli aspetti tecnici una nuova strategia necessiti di una valenza economica per poter essere adottata. La redditività economica è molto importante perché è l’elemento che può determinare il successo o l’insuccesso del progetto a prescindere dai risultati tecnici e può essere motore di un trasferimento dei processi ad aziende non partecipanti al progetto. L’analisi della marginalità ha tenuto conto sia dell’analisi dei costi di produzione sia dell’analisi dei potenziali prezzi di vendita.

 

WP 2 - Incremento della biodiversità nelle aziende ortofrutticole selezionate e in prove in condizioni controllate

Sono stati definiti i protocolli sperimentali ed in particolare la scelta delle tecniche colturali. A monte dell’applicazione di varie tecniche conservative è stato analizzato il ruolo dell’avvicendamento colturale, valutando l’idoneità dell’azienda ad inserire nuove specie e la presenza di un potenziale mercato. Per l’incremento della fertilità dei terreni i protocolli sperimentali hanno previsto l’inserimento di sovesci, l’impiego di concimi organici e l’apporto di elementi basati solo sulle esigenze. Sono state definite strategie di difesa “low Input” basate sull’impiego di prodotti naturali, sulla revisione delle tecniche colturali e degli interventi agronomici (rete di copertura per insetti). Per il controllo delle infestanti sono state sperimentate soluzioni meccaniche riducendo l’uso degli erbicidi. Per l’uso dell’acqua sono state valutate l’efficienza dei sistemi irrigui, l’esigenza della coltura, le tempistiche e la risoluzione di problemi di drenaggio. È stata prevista una gestione attiva delle infrastrutture ecologiche e l’allestimento di bordure e aree di rifugio supplementari (insecten hotel). Le aziende coinvolte hanno applicato le nuove strategie e hanno attuato eventuali correttivi condivisi. Sono stati eseguiti rilievi agronomici per valutare l’efficacia delle le strategie nella realtà aziendale, evidenziando aspetti positivi e punti critici dei processi; e rilievi legati alla biodiversità, usando gli indici del protocollo Biodiversity Friend. Inoltre è stata eseguita l’analisi al terreno evidenziando il livello di fertilità chimica e lo stato di salute e vitalità dei suoli.

 

WP 1 - Valutazione della biodiversità all’interno delle aziende ortofrutticole selezionate e in prove in condizioni controllate

Il GO ha individuato le aziende agricole sulla base di criteri tecnici (tipo di coltura, di terreno, di avvicendamento, ecc.) e alla disponibilità di applicare in modo rigoroso tecniche che possono esulare dalla normale gestione delle colture. Sono scelti parametri che hanno valutato gli aspetti produttivi e qualitativi e legati al suolo e alla biodiversità, e che si prestassero ad una misura oggettiva e fossero caratterizzanti per il settore produttivo considerato. Definiti i parametri, sono stati eseguiti rilievi a cura dei partner DAFNAE, Ri.nova e WBA per fotografare lo stato di partenza e poter così valutare gli effetti. Attraverso l'utilizzo di analisi brevettate il DAFNAE ha contribuito a fornire una carta d’identità dei diversi terreni, evidenziando il livello di fertilità chimica e lo stato di salute e vitalità dei suoli dal punto di vista microbiologico. Sono stati applicati innovativi approcci metodologici che hanno previsto: l’utilizzo del fertimetro (auto-diagnosi con dispositivo portatile); l’analisi del contenuto di DNA del suolo per valutare lo stato di vitalità e abbondanza della comunità microbica del terreno; la quantificazione di geni indicatori di biodiversità mediante amplificazione PCR (geni specifici per i funghi micorrizici e per i batteri azotofissatori, bioindicatori correlati al grado di naturalità di un ambiente e alla sua biodiversità); la valutazione dell’attività microbica nei suoli tramite Idrolisi della Fluoresceina Diacetato (FDA); l’analisi metagenomica del DNA del suolo per la caratterizzazione tassonomica e fisiologica delle comunità microbiche del suolo.

 

Questo progetto propone un nuovo modello per la regione Veneto, dove zone rurali e residenziali coesistono ma anche dove si coltivano produzioni di pregio: Radicchio di Treviso e Chioggia, Asparago, Lattuga e Kiwi. Proteggere e sviluppare la biodiversità è essenziale per la sostenibilità, e se il suolo ne è riserva centrale, le coperture vegetali sono uno strumento per rigenerare entrambi. Si propone agli agricoltori di adottare anche lavorazioni ridotte per aumentare biodiversità e fertilità del suolo, sequestrare carbonio, migliorare il ciclo dell’acqua. Pratiche già diffuse come l’uso di micorrize, microrganismi benefici, fasce tampone, siepi, verranno migliorate e validate.

Le analisi della fertilità del suolo saranno: quantità e qualità della sostanza organica, attività microbica con il Fertimetro PCT/IB2012/001157, diversità microbica con quantificazione e amplificazione del DNA. L’aumento della sostanza organica si vede nel tempo, mentre l’attività biologica reagisce rapidamente e può indicare l’inizio della rigenerazione del suolo. Queste pratiche agronomiche hanno effetti, positivi o negativi, anche sugli insetti: verranno misurati per i vari comparti secondo il protocollo Biodiversity Friend suolo, acqua, aria; verranno monitorati bioindicatori dei gruppi Apoidea o Coleoptera.

Nei tre anni di progetto l’ambizione è creare un modello che: valorizzi la biodiversità negli agroecosistemi; favorisca pratiche a basso impatto e forte efficacia nel migliorare fertilità e salute del suolo che diventa capace di produrre cibo nutriente; aumenti la produttività, la resilienza degli agroecosistemi e infine la redditività aziendale. Verrà redatto, infine, un manuale con le buone pratiche agronomiche individuate.